La storia si ripete ciclicamente e a volte anche cinicamente, assegnando ad alcuni paesi un ruolo di tragico crocevia.
E’ il caso della Germania che fu la causa della seconda guerra mondiale, il maggiore artefice dell’unione europea e oggi è, forse, il maggior ostacolo all’uscita dalla crisi.
Sembrerà paradossale incolpare la locomotiva d’europa di essere un ostacolo alla risoluzione della perdurante crisi finanziaria, ma non sempre le cose sono come sembrano e per spiegarlo, partiamo dalla fine.
Ad oggi la Germania è il paese con il tasso di crescita più elevato, una stabilità politica invidiabile, la cosiddetta Grosse koalition guidata da Angela Merkel regge meglio del previsto, e una capacità di fare sistema che nessun paese europeo è in grado di eguagliare.
Ma la Germania si trascina da tempo due virus in fase incubazione: i costi dell’unificazione a est sono stati più alti del previsto e non hanno gerato i risultati auspicati e l’ingresso nell’euro è stato, fino ad oggi, un costo più che una risorsa per i tedeschi.
Questi due punti sono fondamentali per comprendere il crescente euro-scetticismo in Germania e l’approccio, spesso negativo, del governo tedesco a qualsiasi forma di soccorso verso altri stati europei in difficoltà.
Per convenzione, il differenziale di crescita e di stabilità tra i paesi europei si misura con lo spread tra il Bund tedesco e gli equivalenti titoli di altri stati, in italia il BTP.
Questo famigerato spread da la misura esatta del tasso di fiducia che i mercati hanno in un paese. Più è elevato, per esempio, lo spread tra un BTP italiano e un Bund tedesco, più bassa è la fiducia che i mercati hanno verso il nostro paese.
Lo spread è stato il tormentone dell’estate, ma c’è un motivo. Non è solo un indicatore teorico, ma è anche e soprattutto un indicatore di costo. Più è elevato, più alti saranno i tassi di interesse che un paese dove pagare sul proprio debito pubblico (Italia docet …).
Abbattere lo spread è la premessa a qualsiasi azione di ristrutturazione e di rilancio e noi italiani lo sappiamo bene.
Rebus sic stantibus, ci sono solo due modi per abbattere lo spread:
1) o l’Italia implementa subito tutte quelle riforme strutturali necessarie a riequilibrare i suoi conti e a ridare fiducia agli investitori, allontanando lo spettro della speculazione
2) o la Germania rallenta e questa è un’ipotesi controcorrente, ma interessante.
Analizziamo questa seconda paradossale ipotesi.
La speculazione non è sempre nociva. Spesso funge da “pulitore di ultima istanza“, cioè elimina dal mercato quelle imprese (o quegli stati) che non sono in grado di starci.
La Grecia è il caso più eclatante. Se l’europa avesse davvero voluto, avrebbe potuto salvarla. Ma si è deciso di abbandonarla al suo destino, ma questa è un’altra storia …
Dopo la Grecia, la speculazione ha attaccato nell’ordine Portogallo, Spagna, Italia e si sta affacciando anche in Francia.
Lo spread sta diventando un problema anche per paesi insospettabili come la Francia.
Come uscirne?
Ci sarebbe una soluzione, banale e folle allo stesso tempo: facciamo rallentare la Germania!
L’area euro è attualmente composta da una locomotiva (la Germania) e da diversi vagoni (gli altri stati membri).
O spingi i vagoni (cosa difficile perchè ognuno ha misure e pesi diversi) o rallenti la locomotiva!
Paradossalmente dovremmo augurarci che la speculazione attacchi il prima possibile la Germania per calmierare lo spread ed allineare tutti i paesi dell’area euro.
Sono ben consapevole del rischio sistemico che una Germania in frenata sarebbe per il resto dell’unione, ma la mia è una provocazione su cui sarebbe giusto ragionassero gli economisti.
Avere un europa a due velocità (con una o due locomotive e tanti vagoni) sarà sempre un problema, oggi è lo spread, domani sarà la tanto paventata unione politica.
La mia provocazione è stata lanciata, adesso vediamo l’effetto che fa …
A mio parere il problema e’ tanto il debito pubblico o sovrano qual si voglia dire ma sopratutto e’ il cattivo utilizzo dello stesso.