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Archive for the ‘Social Network’ Category

Una volta c’erano la Fiat, la Falck e la Montedison. Una volta in Italia c’era la cosiddetta industria pesante, quella che occupava milioni di persone e aveva fabbriche (inquinanti) disseminate su tutto il territorio nazionale.

La Falck e la Montedison non ci sono più, o meglio hanno cambiato pelle, e la Fiat ormai è una multinazionale con il cervello negli Stati Uniti, che non vede l’ora di andarsene dall’Italia.

Il tessuto produttivo italiano è sempre stato costituto da piccole e medie imprese, la grande industria è stata un’eccezione.

Un’eccezione necessaria perchè solo la grande industria è in grado di garantire occupazione stabile nel lungo termine e solo la grande industria è in grado di fare ricerca. (altro…)

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Per spiegare il funzionamento di un social network mi servirò di un parallelo audace, quello con un istituto di credito.

Infatti, un network, social o business che sia, è come una banca.

Gli account (profili) degli iscritti corrispondono ai conti correnti.

Negli account non si versa denaro, ma dati (i nostri dati personali) che rappresentano la liquidità (il patrimonio) di un network.

Con la liquidità (dati) i network investono in azioni di crescita (marketing) per generare utili (nuovi iscritti). (altro…)

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E ci risiamo! Ogni volta che nasce un nuovo social network, parte il toto- confronti. E’ stato così per MySpace, Quora e Foursquare. Ed è così anche oggi per Google+, il social nato da un costola di Google che molti si ostinano a contrapporre a Facebook.

Google+ vs Facebook sembra il match del secolo. I due più grandi colossi della rete sono ottimi per qualsiasi suggestione, anche la più improbabile. Ma sono due community profondamente diverse, con dei modelli di business che percorrono strade che si allontaneranno sempre di più.

Facebook lo conosciamo. E’ la più grande rete sociale del mondo (750 milioni di iscritti ad oggi), nato per gestire le proprie amicizie e i compagni di scuola del tempo che fu, poi evolutosi in un melting pot di applicazioni, funzioni e chi più ne abbia, ne metta … Insomma, una babele digitale dove vale tutto e il contrario di tutto. Ma questa è la grandezza di Facebook, il suo essere così completo e allo stesso tempo completamente inutile.

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C’era una volta un social network per gestire i propri amici. Era il 2004, Facebook aveva appena cominciato ad operare, ma già se ne percepiva il grande valore sociale: ritrovare i vecchi amici, i compagni di scuola del tempo che fu e sviluppare delle relazioni online da trasferire, se possibile, nel mondo reale.

Era un network per pochi perchè pochi erano gli iscritti nel 2004 e pochi sono gli amici veri che ognuno di noi ha nella vita reale. Ma poi qualcosa è cambiato. Facebook ha cominciato a lanciare delle applicazioni sempre più coinvolgenti e virali (es: il tasto “mi piace” o i tag nelle foto) che hanno giocoforza indotto gli iscritti ad accogliere tra i propri “amici” dapprima i conoscenti e poi anche gli sconosciuti.

Sono nati i gruppi, le pagine pubbliche (o fan page) e ognuno di noi si è ritrovato con un’enorme massa di nuovi contatti e relazioni da gestire. Per non sentirci esclusi dal “nuovo che avanza“, abbiamo partecipato al gioco, ci siamo iscritti ai gruppi, siamo diventati fan di questo o quel personaggio e così via … insomma, ci siamo lanciati in questa nuova forma di socialità virtuale.

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Il passaggio dall’analogico al digitale, da un mondo fatto di oggetti fisici ad un mondo fatto di bit e realtà virtuali, ha sconvolto e sconvolgerà sempre di più le nostre vite e le nostre abitudini.

Agli albori della tecnologia digitale, i simboli che potevano economicamente essere digitalizzati e codificati erano quelli più immediati: lettere e numeri. Per molti, lunghi anni le macchine hanno tradotto in zero e uno, immagazzinato ed elaborato quasi esclusivamente testi e cifre, fatto conti, confrontato e riordinato liste di parole.

Non si pensi,però, che questa sia stata una fase limitata o riduttiva. È stata la fase dello sviluppo dell’informatica applicata alla ricerca scientifica, alla contabilità, alla gestione aziendale, ai grandi archivi anagrafici di ministeri e amministrazioni locali.

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Nulla è gratis, neanche in rete. Anche quando crediamo di ricevere un servizio gratuitamente, in realtà lo stiamo pagando con la nuova moneta di internet: i nostri dati personali.

Quasi tutti i social network e buona parte degli operatori internet (Google in testa) hanno un modello di business formalmente free (contentuti e operatività gratuiti), ma sostanzialmente premium (ti do dei servizi in cambio dei tuoi dati che poi rielaboro e vendo alle società di marketing).

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Il Contratto di Rete è una forma di relazione organizzata tra imprese appartenenti allo stesso settore produttivo che punta alla realizzazione di progetti comuni e all’innovazione dei processi.

A differenza di altre modalità di aggregazione (rdi, distretti, consorzi) la rete supera la logica della territorialità e l’organizzazione gerarchica.

Da un modello centralizzato si passa ad un modello tra pari fondato sulla complementarietà tra gli attori e finalizzato al raggiungimento di un obiettivo comune e condiviso.

L’Italia è all’avanguardia nel Contratto di Rete essendo il primo paese europeo ad averlo inserito nel proprio ordinamento.

Il Gruppo H2biz ha deciso di creare il primo Contratto di Rete multi-filiera italiano integrando in un sistema a nodi i vari comparti produttivi.

Nel Contratto di Rete Multi-filiera H2biz potranno confluire tutti i settori merceologici per creare economie di scala multilivello. Ciasuno nodo (filiera) avrà una sua autonomia operativa e condividerà col sistema rischi e costi delle attività poste in essere.

Il ruolo di H2biz sarà quello di collante tra le filiere per far emergere tutte le possibili sinergie operative (condivisione di servizi, strutture logistiche, risorse umane …).

L’obiettivo è valorizzare la capacità di fare sistema tra le varie filiere, abbattendo i costi operativi e presentandosi sul mercato con una struttura unitaria.

I vantaggi del Contratto di Rete sono:
– Flessibilità operativa
Risparmio generato dalle economie di scala
– Maggior capacità di credito bancario
– Maggior potere contrattuale
– Comunicazione integrata
Condivisione dei profitti
Defiscalizzazione degli investimenti

48 filiere
merceologiche hanno già aderito al Contartto di Rete H2biz e saranno operative dal 16 maggio 2011.

Link: http://www.h2biz.eu/articolo.asp?id_art=51

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Alcuni dei maggiori business network stanno perdendo identità per inseguire Facebook sul terreno delle funzioni “social”, come il famoso tasto “mi piace” o la multi-condivisione dei contenuti.

L’implementazione di queste applicazioni, se da un lato aumenta l’interazione fra gli utenti, dall’altro allontana questi network dal loro obiettivo strategico: generare contatti professionali. Contatti che poi l’utente dovrebbe riuscire a trasformare in contratti (clienti o fornitori).

Troppa interazione (click su links, articoli, video, conversazioni generiche) distrae gli utenti e non genera valore.

Come è possibile che una maggiore interazione non generi maggior valore? Il motivo è semplice: la maggior parte dei produttori di contenuti on-line sono operatori di marketing che pubblicano sempre e solo articoli e link ridondanti (es: come migliorare il tuo posizionamento in rete o come usare bene un social network …)

L’interazione nelle business community dovrebbe essere sempre strumentale ad un obiettivo aziendale. Spesso, invece, si trascorre la maggior parte del tempo a gestire attività di intrattenimento e contenuti “no profit“.

Ormai in alcuni network si parla di business, ma non si fa più business!

Questa scelta di deviare dal proprio modello di business incentrato sulla generazione di contatti a valore e, per alcuni, sul recruiting (domanda e offerta di lavoro) costerà carissimo a questi operatori che saranno assorbiti dal buco nero di Facebook.

Facebook è ormai la più grande piazza virtuale del mondo in cui si muovono 500 milioni di utenti, consumatori, imprenditori e professionisti.

Cosa succederà quando Facebook deciderà di implementare delle funzionalità specificamente rivolte al mondo business? Come potranno mai i business network competere con la massa critica e le economie di scala di Facebook?

Bisogna farsi una ragione che Facebook rappresenterà sempre di più una piazza globale e generalista dove chiunque potrà comprare e vendere un prodotto o un servizio, oltre a gestire le proprie relazioni personali. Ma sarà per forza di cose un operatore generalista. Ed è qui che i business network dovrebbero calare il loro asso nella manica: la nicchia.

Ormai solo la nicchia, la specializzazione paga. Rinunciarvi per inseguire Facebook è un errore strategico che preclude ogni possibilità di sviluppo ai network professionali. Non si può combattere una guerra sulla stesso campo di battaglia contro un nemico 100 volte più forte di te!

Bisogna cambiare il campo di battaglia!

Specializzazione, target millimetrico e strumenti dedicati alla trasformazione dei contatti in contratti. Questi sono gli asset di sviluppo dei network professionali. Qualsiasi altra direzione sarebbe fatale agli operatori del business networking che verrebbero nel tempo “risucchiati” nel buco nero del primo social network del mondo.

Per questo motivo H2biz*, sin dalla sua nascita, si è ritagliata un posizionamento specifico: un Premium HUB concentrato sulla generazione di fatturato attraverso strumenti operativi concreti: InfoCommerce, Cambio Merci, Gruppi d’Acquisto e Idee da finanziare.

Questa strategia preclude a H2biz la possibilità di diventare un network con cento milioni di utenti, ma garantisce redditività e valore per tutti i soggetti, anzitutto per gli iscritti.

Non è detto che quella di H2biz sia la strada giusta, ma probabilmente non è quella sbagliata!

Solo il tempo deciderà chi avrà fatto la scelta migliore.

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